Studi e Ricerche

Cremasti o Cremasto

 

Mi piacerebbe che questo gruppo si interessasse maggiormente - oltre alle belle fotografie di Rodi, alla storia dei Cavalieri, al periodo della nostra Occupazione - anche a fatti e valori culturali, e aiutasse a togliere dall'oblio accadimenti storici e ricordi di personaggi che ormai fanno parte del passato e della storia di quest'isola meravigliosa.

            Favorito poi dal fatto che nella mia "Biblioteca Rodia" sono presenti pressoché tutti i "grandi libri" dei viaggiatori, studiosi, storici e memorialisti europei dal XVI sec. a tutt'oggi, ho voluto esperire una piccola ricerca su come veniva indicato nei vari secoli passati questo piccolo villaggio alle porte di Rodi, ricordato soprattutto per il suo piccolo castello che data dal XV sec. e lascerò ad un successivo lavoro l'analisi di 5 secoli di carte e mappe geografiche.

            Tutti coloro che ne hanno parlato, mettono in luce la presenza di un castello o kastro, fatto costruire dall'Ordine dei Cavalieri di Rodi, in funzione difensiva contro le scorribande dei Turchi o come ameno luogo di villeggiatura per le afose estati rodiote.

            Il primo autore occidentale che ne parla è il Bosio, storico ufficiale dell'Ordine, che nella sua Historia della Religione et Ill.ma Militia di S. Giovanni Gerosolimitano, uscita alla fine del '500 in 3 ponderosi volumi, cita quel toponimo come Cramasto. (Consultato il mio esemplare in seconda edizione, Roma, Facciotti, 1629, tomo II, pag. 387). Quindi è veramente molto antico l'uso del toponimo con desinenza in 'o'.

            Più tardi, nel 1788 il nobile Vincenzo Castelli di Torremuzza nel suo Memorie storiche sù la dignità e le preminenze del Turcopiliere dell'Ordine..., elencando i castelli e le ville dell'isola di Rodi chiama ancora quel villaggio Cramasto, forse sulle orme stesse del Bosio, essendo anche lui un cavaliere gerosolimitano.   

            Ai primi dell'Ottocento il viaggiatore olandese Colonnello Rottiers gira in lungo e in largo l'isola e si ferma per diverso tempo, dando modo ad alcuni artisti che lo accompagnavano di disegnare luoghi e monumenti dell'epoca, raccolti poi in un suggestivo grande atlante di litografie. Nel suo Description des Monuments de Rhodes del 1830 descrive ampiamente il "castello e il villaggio" di Cremasto e ci fornisce notizie molto interessanti. Nel suo viaggio è accompagnato da una guida del luogo, un greco di nome Dimitris, e questi lo avrà certamente informato del nome che veniva usato in quel momento.

            Eugène Flandin nel suo interessante viaggio del 1844, che ci ha tramandato numerose e belle tavole litografiche (citato qui dall'edizione del Tour du monde del 1862, dove vengono riproposte in xilografia), dice di essersi fermato una notte a Kremasto e afferma che nel castello trovasi uno stemma D'Amboise in contraddizione da quanto affermato dal Gerola più sotto.

            Solo pochi anni più tardi, l'erudito francese Victor Guérin per la preparazione della propria tesi in lettere alla facoltà di Parigi, visiterà a fondo l'isola e pubblicherà nel 1856 il suo lavoro Voyage dans l'île de Rhodes et description de cette île ... e sia nel testo che nella carta allegata indica il luogo come Kremastos. Tale dato sarà confermato all'uscita nel 1880 dell'opera in edizione normale presso Leroux a Parigi.        

            Anche il Berg, nel 1862, nel suo Die Insel Rhodus, ponderoso lavoro in-folio, adorno di splendide incisioni, usa il toponimo Kremastò.

            C. T. Newton, conservatore delle antichità greche e romane del British Museum e scopritore del Mausoleo di Alicarnasso nell'odierna Bodrum sulla costa caria, nel suo Travels & discoveries in the Levant, del 1865, che riporta i resoconti dei suo viaggi in Oriente dal 1852 al 1859, cita il nome di Kremastò.

            Il Sommi Picenardi nel suo Itinéraire d'un chevalier de Saint-Jean de Jérusalem dans l'île de Rhodes del 1900 persiste ancora nella desinenza in 'o', ma aggiunge, come il Guérin, una 's' e lo chiama Kremastos.

            Anche il Baron de Belabre nella sua interessante opera Rhodes of the Knights del 1908, piena di notevoli e rare fotografie dell'isola, lo cita come Cremasto e ci fornisce la fotografia qui sotto.

            Per finire, in uno dei primi libri italiani pubblicati dopo la nostra occupazione l'Elenco degli edifici monumentali del 1913, riproposto con belle illustrazioni e più informazioni nel 1914 e 1916 negli Annuari della Scuola Archeologica di Atene, Giuseppe Gerola asserisce di avere visto dei marmi con le armi dell'Ordine e del Gran Maestro Fabrizio Del Carretto (1513-1521) che aveva ricostruito e riadattato il castello e chiama quel luogo col nome di Kremastó.

            Per tutto il periodo dell'occupazione e sovranità italiane (1912-1943) quel piccolo borgo continuerà ad essere chiamato Cremasto o Cremastos.

            Anche all'estero i coniugi Booth, nel loro Italy's Aegean Possession uscito a Londra nel 1928, opera di sentimenti anti-italiani, parla diffusamente della chiesa della vergine di Cremasto e la riproduce in fotografia.

          Non sono in grado di affermare, non essendo a conoscenza della lingua turca né della sua glottologia o filologia, se la finale in 'o' sia una particolarità del turco osmanli delle isole dell'Egeo. Ricordo solamente - per fatto personale - che il termine greco per ragazza, koritsi, mi è stato insegnato da mia madre e da mia nonna - entrambe greche e roditisse da generazioni - nella forma koritza e che la ridente cittadina turca di fronte a Rodi di Marmaris - l'antica Fisco nella Caria - veniva o viene chiamata ancora Marmara. Forse ci può venire in aiuto il dialetto rodio dell'isola, il cosiddetto romeco, ma anche qui, esperti cercasi e forse fra i nostri lettori ve ne sono alcuni. D'altronde in Grecia si trovano diversi altri luoghi chiamati Cremasto, ma nessuno chiamato Cremasti.

            Vediamo ora quanti si sono espressi con la variante in 'i', che inizia a essere impiegata per la prima volta - e abbastanza tardi -  nell'opera di Edoardo Biliotti e dell'Abate Cottret, Ile de Rhodes, stampata a Rodi nel 1881 e dove troviamo - anche nella traduzione in greco di M. Maliaraki e S. Saravokirou - il lemma Cremasti. Il Biliotti, figlio di quell'Alfredo, scopritore assieme al Salzmann dell'antica città di Camiro, proveniva da una importante famiglia rodiota da molte generazioni e impiegando il nome in questa forma avrà certamente ratificato un uso più dotto, più legato alla storia e alla koinè greci, che forse voleva proprio distinguersi da commistioni ed impieghi di nomi turchi, popolari o sentiti estranei alla propria cultura.

            Qualche anno prima, nel suo lungo viaggio in Oriente, lo scrittore francese Gustave Flaubert fa tappa a Rodi nell'ottobre 1850 e di questa sua visita ci ha lasciato una traccia letteraria nelle sue Correspondance, anche se riporta molti nomi in forma errata ed imprecisa. Infatti dice di aver visitato la chiesa ed essersi fermato a mangiare e di aver fumato un narghileh al villaggio di Tremasi.

            Anche il medico svedese Johannes Hedenborg nel suo manoscritto Geschichte der Insel Rhodos, che reca la data del 1854, rileva nel testo e nei disegni allegati, unicamente la forma in 'i', come Chremasti.

            Non ho trovato altri casi dell'uso in 'i', fino al suo costante e nuovo impiego all'indomani della II Guerra Mondiale quando Rodi si è unita alla Madre patria Grecia ed è iniziata da parte dell'elemento greco un'opera di de-italianizzazione e di de-fascistizzazione di tutto il trentennio precedente, ma non sono proprio sicuro se è stata fatta la scelta esatta, in quanto devo arguire e constatare che il nome e toponimo Cremasto è stato nel corso dei secoli quello più conosciuto e diffuso, sia dai viaggiatori europei che dalla gente del posto.

          Quindi per concludere, da tutto quanto sopra detto e con l'autorità di tutti i numerosi ed importanti viaggiatori, storici e studiosi dell'isola di Rodi, si può certamente affermare che per più di 4 secoli - dalla presa di Rodi da parte dei Turchi nel 1523 fino all'abbandono dell'Italia nel 1943 - quel luogo, quel villaggio, quel castello venivano chiamati dalla gente del posto ed erano conosciuti come Cremasto.